SPETTACOLI DAL VIVO
PROIEZIONI
PRESTITI BIBLIOTECARI
NB. Poiché il perimetro delle ICC è ampio e complesso, le fonti utilizzate sono molteplici. Per questa ragione non tutte le datavisualization possono essere aggiornate facendo riferimento allo stesso anno. Nei titoli o nelle descrizioni gli anni considerati sono sempre indicati.
NB. Poiché il perimetro delle ICC è ampio e complesso, le fonti utilizzate sono molteplici. Per questa ragione non tutte le datavisualization possono essere aggiornate facendo riferimento allo stesso anno. Nei titoli o nelle descrizioni gli anni considerati sono sempre indicati.
OFFERTA
Spettacoli dal vivo
Il sistema dello spettacolo dal vivo emiliano-romagnolo, radicato sul territorio e distribuito in modo abbastanza omogeneo sia nelle grandi città che nelle piccole frazioni, è uno strumento capace di favorire lo sviluppo territoriale e la coesione sociale: vanta un’offerta articolata capace di coprire i gusti più diversificati, dal teatro di tradizione a quello di ricerca, dalla lirica al teatro sociale, a quello di figura. Conta, inoltre, su una buona risposta in termini di spettatori e incassi, sebbene non si sia ancora ripreso completamente dall’impatto della pandemia da Covid-19. Se nel 2019 gli spettacoli ammontavano a 16.478, nel 2021 sono pari a 9.679, in aumento rispetto al 2020 (anno in cui sono state registrate 6.495 rappresentazioni) ma ancora lontano dai numeri osservati prima della crisi. Ulteriori conseguenze causate dagli avvenimenti del 2020 si notano nei dati relativi alla spesa al botteghino e al numero di spettatori: rispettivamente pari a 16.405.879 € e 984.075 persone.
Un dato positivo rilevato nel 2021, però, si risulta essere la presenza di spettacoli generalmente ben distribuiti su tutto il territorio: i comuni privi di luoghi di spettacolo sono solo il 4,5%, mentre a livello italiano si attesta attorno al 31%. In definitiva, quindi, solo lo 0,6% della popolazione emiliana-romagnola è priva di luoghi di pubblico spettacolo rispetto al 7,6% italiano.
Proiezioni
Il settore dell’audiovisivo da un po’ di tempo è entrato in una fase di grandi transizioni sia in termini di prodotti e contenuti che di modalità di distribuzione e fruizione: questi cambiamenti sono dovuti, in particolare, alla rivoluzione digitale.
L’innovazione tecnologica e le nuove abitudini di consumo hanno aperto le porte a nuove opportunità facendo diventare il prodotto audiovisivo una costante della nostra quotidianità: i diversi tipi di piattaforme presenti sul mercato permettono all’utente di accedere a contenuti di ogni genere da ovunque.
Contemporaneamente, queste trasformazioni hanno generato effetti su tutta la filiera dell’audiovisivo mettendo in luce nuove sfide, specialmente per quanto riguarda le proiezioni negli esercizi cinematografici. Ciononostante le sale e le arene rivestono ancora un ruolo fondamentale: hanno la capacità di migliorare la qualità sociale della città e di essere un punto di riferimento per le comunità di specifici territori.
Oggi questi spazi non sono più solo luoghi dove poter vedere un film sul grande schermo: le iniziative virtuose spaziano dall’organizzazione di eventi collaterali ad azioni realizzate in collaborazioni con enti locali e reti.
Questo approccio, oltre a rispondere a nuove necessità, è quanto mai rilevante ora, nell’era post-Covid: l’impatto della pandemia, infatti, è stato molto forte. Nel 2019, in regione, si registravano 264.949 rappresentazioni, con un incasso al botteghino pari a 67.946.395 € grazie alla presenza di 10.255.389 spettatori. Nel 2021, sebbene le proiezioni siano in aumento rispetto all’anno precedente – sono pari a 116.983, il 44% in più rispetto al 2020 – gli spettatori e gli introiti sono ancora estremamente bassi se confrontati rispetto al passato. Complice, probabilmente, sia la crisi che l’accesso facilitato ai contenuti grazie alle innumerevoli piattaforme, nel 2021 le persone che si recano nelle sale sono 2.760.899 contro i 3.108.878 del 2020 e generano entrate pari a 18.884.370 €. Ciononostante, l’ Emilia-Romagna si conferma terzo polo nazionale dopo Lombardia e Lazio per numero di rappresentazioni cinematografiche, numero di spettatori e spesa al botteghino.
Attività, visite, accessibilità nei musei e istituti similari
I musei e altri istituti similari emiliano-romagnoli, nel 2022, hanno aperto le proprie porte a più di 6 milioni di visitatori, il doppio rispetto al 2021, avvicinandosi alle cifre raggiunte nel periodo pre-pandemico: dal 2011 fino al 2019 si osserva un trend in crescita che registra fino a quasi 7 milioni di visitatori in un anno nelle strutture presenti in regione.
Ma a quale offerta hanno accesso oltre la visita individuale? Molteplici le attività che si possono fare in un museo, che si adattano a un pubblico diversificato: visite guidate, laboratori, mostre temporanee e tanto altro ancora.
Per raggiungere una audience sempre più plurale e rispondere ai bisogni stratificati delle proprie comunità, ai musei viene anche richiesto di essere sempre più accessibili e inclusivi: per questo le regioni si stanno impegnando sempre più per fare in modo che il museo sia la casa di tutti, tramite percorsi dedicati a persone con diversi tipi di disabilità (sensoriale, cognitiva, fisica) e progetti di inclusione per persone che stanno vivendo momenti di fragilità. Tematiche, queste ultime, di forte interesse a livello nazionale. Non a caso, infatti, tra le misure dedicate alla cultura che derivano dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, è presente un investimento 300 miliardi di euro di che ha l’obiettivo di contrastare tutte quegli impedimenti che ostacolano l’accesso alla cultura (1.2: Rimozione delle barriere fisiche e cognitive in musei, biblioteche e archivi per consentire un più ampio accesso e partecipazione alla cultura). In Emilia-Romagna, sono già arrivate ingenti risorse sui territori: si tratta di 6 miliardi di euro per musei e luoghi della cultura pubblici – non afferenti al Ministero della Cultura – e privati che hanno presentato progetti volti a ridurre o eliminare barriere di diversa natura nelle loro strutture (aggiornato a febbraio 2022).
Progetti, inclusione e accessibilità nelle biblioteche
Le biblioteche emiliano-romagnole sono custodi di più di 30 milioni di elementi (libri, documenti, scritti… ) che compongono il patrimonio librario regionale.
Ma questi luoghi sono tanto altro oltre che guardiani di cultura e storia. La varietà di eventi proposti in queste sedi le qualificano non solo come luogo di fruizione culturale ma soprattutto come centro per lo sviluppo degli individui e delle comunità: programmi per incentivare la passione per il libro (ad esempio: Nati per Leggere), i gruppi di lettura, le rassegne letterarie, le attività innovative per i giovani, la creazione di sportelli servizi. Soprattutto nei piccoli centri le biblioteche assumono sempre più la forma di piazze culturali, luoghi in cui conoscersi e incontrarsi. La ricchezza delle azioni promosse dimostra la capacità delle biblioteche regionali di associare alla conservazione, cura e promozione del patrimonio librario, anche la creazione di una cornice esperienziale.
Gli accessi fisici nelle biblioteche regionali sono, complessivamente, più di 6 milioni nel 2022, mentre le persone che hanno effettivamente usufruito di qualcuno dei servizi proposti (prestiti, consultazioni, ) sono più di mezzo milione.
Anche le biblioteche sono un luogo che punta a essere di tutti, inclusivo e accessibile, sia attraverso percorsi pensati ad hoc per persone con disabilità motoria, sensoriale e cognitiva (libri in formati speciali, percorsi tattili, video per sordo-muti) ma anche progetti per persone che stanno affrontando specifiche sfide (in una situazione di povertà economica o educativa, detenuti, immigrati). Ciononostante, molta strada deve essere ancora fatta, soprattutto per quanto riguarda alcuni tipi di disabilità e fragilità.