NB. Poiché il perimetro delle ICC è ampio e complesso, le fonti utilizzate sono molteplici. Per questa ragione non tutte le datavisualization possono essere aggiornate facendo riferimento allo stesso anno. Nei titoli o nelle descrizioni gli anni considerati sono sempre indicati.
SOCIO-ECONOMIA
Unità locali e addetti
Non c’è alcun dubbio che il tentativo di definire e quantificare l’ambito delle attività culturali e creative rappresenti da diversi anni uno dei principali sforzi di ricercatori e policy-maker. Sulla scia dell’opinione sempre più consolidata per cui le industrie culturali e creative (ICC) siano un settore via via più strategico nel campo dell’economia e della società, si è assistito a una proliferazione di studi e pubblicazioni, a partire dalle principali organizzazioni internazionali (tra le altre UNESCO, UNCTAD, Commissione Europea, OECD).
Pur risultando assodato il ruolo strategico delle ICC, la letteratura di riferimento continua a proporre una molteplicità di approcci interpretativi tramite cui delimitare e definire il fenomeno. Non esiste infatti un criterio univoco tramite cui individuare l’ambito di riferimento delle attività culturali e creative che tendono a sfuggire alle tradizionali classificazioni di tipo settoriale e merceologico: del resto la creatività, se intesa come input, irrora e innerva una gamma molto ampia di attività umane, con intensità e gradienti diversi.
La mappatura che qui presentiamo si rifà al principale modello analitico di riferimento su scala europea: the ESS (European Statistical System) net-culture framework (2011-12). Essa prevede un nucleo centrale di attività culturali per definizione: le arti performative e gli spettacoli dal vivo, le attività ricreative e di divertimento e la conservazione e fruizione del patrimonio storico, artistico e culturale. Nel 2022 l’intero perimetro delle ICC in Emilia-Romagna comprende quindi circa 40 mila unità locali e 99 mila addetti, rispettivamente il 7,2% e il 5,9% del totale del sistema produttivo regionale. Andando ad analizzare i singoli comparti si nota che i servizi creativi (design, fotografia, pubblicità, architettura e progettazione, ICT) contano 56,7 mila addetti. Sono seguiti dalle attività artistiche e di intrattenimento con 17,9 mila operatori, leggermente al di sotto i media e le industrie culturali quali cinema e audiovisivo, editoria e stampa, musica e trasmissioni radio-televisive che ne contano 15 mila. Nell’ambito dell’artigianato artistico lavorano 5,7 mila persone mentre nella distribuzione dei prodotti culturali ce ne sono 3,8 mila.
Dati macroeconomici: fatturato, valore aggiunto, consumi e unità di lavoro
I valori economici delle attività culturali e creative testimoniano del contributo significativo di questo settore all’economia complessiva dell’Emilia-Romagna. Nel 2022 le ICC valgono circa 13 miliardi di euro di fatturato e 5,8 miliardi di euro di valore aggiunto, con una quota in entrambi i casi vicina al 4% del totale dell’economia regionale. In termini settoriali il contributo più importante deriva dai servizi creativi, in particolare l’informatica e la programmazione e le attività di progettazione architettonica e ingegneristica.
I consumi delle famiglie ammontano a più di 3 miliardi di euro. In questo caso, i valori maggiori sono quelli inerenti le attività creative, artistiche e di intrattenimento.
I lavoratori dello spettacolo
Uno dei settori più colpiti dalla crisi pandemica del 2020 è stato quello dello spettacolo. Le chiusure di teatri e venue e l’impossibilità di svolgere attività performative o di formazione hanno generato impatti negativi sull’occupazione, a discapito dei professionisti che afferiscono a questo comparto: i più colpiti sono stati gli artisti, seguiti dai tecnici e, in parte residuale, dagli amministrativi. Nel 2021, si osserva un primo miglioramento rispetto all’anno precedente ma solo di qualche unità, complici, probabilmente, le restrizioni relative alle attività di spettacolo che si sono susseguite a periodi alterni fino a fine 2021. Nel 2022, la situazione è tornata ai livelli pre-crisi.
Lo staff dei musei
Diverse sono le persone che orbitano attorno al museo: grazie ad addetti, personale di imprese esterne, collaboratori freelance, personale volontario e giovani che decidono di svolgere il servizio civile in questo settore, queste strutture sono supportare da competenze eterogenee. In Emilia-Romagna, circa il 70% dei musei impiega personale interno, mentre il 30% ne è privo contando, probabilmente, sull’attività di volontariato o di servizi di imprese esterne che si occupano della sua gestione.